Il downswing ti dà qualche problema? Sei in buona compagnia. Ciò non significa “mal comune mezzo gaudio”. Significa che ci devi lavorare su.
L’altro giorno sono tornato a lezione. Mi sono accorto infatti che c’era qualcosa da sistemare nel mio downswing e la cosa più naturale è stata quella di prendere appuntamento con il mio pro di riferimento e chiedere una lezione. Magari con l’aiuto dei fantastici sistemi tecnologici di ripresa video che ormai tutti i maestri hanno a disposizione.
E, in effetti, c’era proprio qualcosa da sistemare. Ragione per cui è ormai una settimana che mi sto esercitando a ruotare i fianchi. Ma andiamo con ordine.
Il sintomo che mi ha fatto scattare il campanello di allarme era il fatto che, indipendentemente dal ferro usato, la distanza che riuscivo a percorrere era più o meno la stessa. Tra ferro 9 e ferro 6 non c’erano i canonici 30 metri di differenza ma solo una decina. In altre parole, se con un ferro 9 dovresti fare una novantina di metri, con un ferro 6 i metri da fare dovrebbero essere circa 120. Beh… io riuscivo a fare 90 metri col ferro 9 ma col ferro 6 di arrivare a 120 neanche a parlarne. Mancanza di potenza? Lavorare sulle braccia? Nemmeno per sogno. Quello che è risultato essere sbagliato era il movimento!
Downswing: dividiamo il movimento nelle sue componenti
Per generare potenza è necessario che il downswing osservi, in questo preciso ordine, questi movimenti:
- Ruota i fianchi
- Ruota le spalle
- Fai scendere le braccia
- Rilascia i polsi
Il mio errore, documentato da un impietoso video, era quello di non ruotare (abbastanza?) i fianchi. E dunque di non generare abbastanza potenza nella successiva discesa delle braccia.
Mi spiego meglio. Immagina il downswing come una fionda. Oppure come una catapulta. I fianchi ruotando mettono in movimento le spalle (praticamente si somma la potenza della rotazione dei fianchi a quella della rotazione delle spalle). Le spalle ruotando fanno cadere le braccia (che sommano potenza a potenza). Le braccia comandano il movimento dei polsi che danno la frustata finale (altra potenza da sommare). Tutto questa energia si riversa sulla testa del bastone che, quando colpisce la pallina la fa schizzare in avanti. Ovviamente se manca la potenza dei fianchi tutti i movimenti seguenti risulteranno essere più deboli.
Se ci accorgiamo che ci mancano metri il tentativo, che facciamo tutti, è quello di compensare questa perdita di distanza (che di fatto è una perdita di energia) con un movimento violento delle braccia.
Con il risultato di farsi male e soprattutto di mancare di precisione.
Per far percorrere metri in più alla pallina non serve trasformarsi in Hulk.
Serve fare il giusto movimento.

Come ruotare il bacino?
Non so tu. Ma io non riesco proprio a muovere i fianchi a comando. Nel senso che è facile dire ruota i fianchi. Ma, concretamente, come cavolo si fa?
Mi sono ricordato di un video del maestro DannyD.
Si intitola il downswing perfetto. Me lo sono rivisto più e più volte e qui dentro ho trovato la soluzione: i (miei) fianchi ruotano solo se riesco ad avere un perno attorno al quale muovere il bacino. Ecco il ruolo principe che dovrebbe avere la gamba sinistra (io sono destrorso, per i sinistrorsi è la gamba destra).
A tre quarti del backswing ho iniziato ad appoggiare il peso sulla gamba sinistra. O almeno ho iniziato a provarci… 🙂
E poi ho iniziato a usare questo appoggio costringendo la mia testa a ignorare le braccia ma concentrandomi sul perno che avevo creato con la gamba.
Questo perno diventa il centro della rotazione. Basta spingere sul piede sinistro e, automaticamente, il bacino inizia a ruotare. Certo devi controllare le spalle e impedire che queste si comportino come se fossero un pezzo unico col tronco. Che poi era il mio problema principale. Tuttavia, spingendo sul piede sinistro mi diventa molto più semplice tenere ferme le spalle nei primi centimetri di rotazione del bacino. Una volta che il bacino ha iniziato a ruotare allora anche le spalle saranno libere di muoversi. Ma a questo punto il loro lavoro sarà quello di aggiungere potenza a potenza. Che è esattamente quello che vogliamo.
Funziona? Sulla carta si. In pratica, sul mio fisico e sulla mia testa, è presto per dirlo.
Una settimana di allenamento non basta. Però già sento il movimento un po’ più naturale. E anche più potente.
Comunque. Dato che un’immagine vale più di mille parole e un video vale più di mille immagini… ecco il video di DannyD.
Buona visione
Aggiornamento
Ho fatto leggere questo articolo ad un amico, poco più principiante di me, che però ha espresso qualche dubbio sul video di Danny. Me ne ha consigliato uno di Zanardelli. Dice che lui si è trovato benissimo a seguire i suoi consigli.
Dato che non ho la conoscenza tecnica né l’esperienza tale per giudicare quale dei due video sia il migliore ho deciso di proporli entrambi. Quindi se per caso fai fatica a mettere in pratica le lezioni del maestro anglo-italiano eccone una (mi sembra eccellente) di un maestro 100% italiano (mi pare sia nato a Brescia).
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