Oggi parleremo del finish. Cioè della parte finale del movimento dello swing. In altre parole, quello che accade dopo aver colpito la pallina.
Devo confessare che il finish non me lo sono mai filato troppo. E ho sempre fatto male. Il ragionamento che mi ha sempre portato a non curarmi del finish è semplice: che gliene frega alla pallina di quello che faccio dopo che l’ho colpita?
E, in effetti, il ragionamento sarebbe anche corretto. Una volta che la pallina è stata colpita qualsiasi cosa io faccia diventa ininfluente ai fini del colpo. Volo, traiettoria, direzione. Sono tutte cose che sono funzione di ciò che faccio prima. Non di quello che faccio dopo. Eppure, basta guardare un pro per scoprire che fino a quando la pallina non atterra se ne sta fermo con il bastone dietro la schiena, il peso tutto sul piede sinistro, il ginocchio destro piegato e l’ombelico che guarda in direzione del bersaglio.
I casi sono due: o sono tutti stupidi o il finish serve a qualcosa.

A cosa serve, davvero, il finish
Escludendo la prima ipotesi, i pro non sono per nulla stupidi, resta solo la seconda: il finish serve. Vediamo a cosa.
Dopo aver tirato un colpo ci sono tre cose da controllare per capire come è stato eseguito lo swing: il divot, il volo della palla ed il finish.
Hai mai sentito parlare dell’hesitation?
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Il divot, la zolla, ci dice quanto il nostro colpo è stato eseguito con il giusto angolo d’attacco. Ogni colpo infatti dovrebbe colpire la palla con un movimento dall’alto verso il basso e, subito dopo l’impatto, la testa del bastone dovrebbe sollevare un pochino di zolla. Se non si solleva zolla significa che l’angolo d’attacco era troppo piatto. E, probabilmente, anche il volo di palla è più basso di quello che avrebbe dovuto essere. Se la zolla è troppa o hai flappato o l’angolo di attacco era troppo incidente è hai sollevato più erba del necessario.
Il volo di palla ci racconta se questa è stata colpita dritta sullo sweet spot oppure, a causa di un movimento sbagliato, è andata verso sinistra o verso destra. O anche se l’hai colpita troppo sopra o troppo sotto.
Il finish ci racconta invece di come è stato eseguito il movimento.
Se il finale ci vede in equilibrio, con il peso sul piede sinistro, con il bastone dietro la schiena e con l’ombelico che punta verso il bersaglio, allora – molto probabilmente – il colpo è stato fatto a regola d’arte. Se manca uno di questi elementi allora nell’eseguire il colpo qualcosa non ha funzionato. E, dato che lo swing è un’opportunità per migliorarsi all’infinito, è il finish che ci dà l’input per sistemare il movimento e fare meglio il prossimo colpo.
Come facciamo a migliorare se non abbiamo la minima idea di cosa sistemare?
Che è precisamente quello che il maestro Ravinetto ci trasferisce in questo video: è il finish che ci lascia dei feedback utili a capire quanto di buono o di sbagliato ci sia stato nel nostro colpo.
Ma il finish non serve solo a migliorare il prossimo colpo.
Serve, prima di farlo, a migliorare questo colpo. Si quello che stiamo tirando adesso.
Un finish corretto può influenzare le azioni precedenti dello swing in quanto, se le mani, il corpo e il bastone del giocatore sanno che si dovranno trovare in una determinata posizione allora svilupperanno una corsa, un movimento pertinente con la posizione da assumere ancor prima che il bastone impatti la pallina.
In altre parole, sapendo che la posizione finale dovrà essere una posizione rilassata, in equilibrio con il peso sul piede sinistro, con il bastone dietro alla schiena e con l’ombelico che punta verso il bersaglio, allora tutto il movimento precedente verrà influenzato da questa consapevolezza. E il movimento è esattamente quello che serve alla pallina per poter viaggiare correttamente verso il bersaglio.
Mica stupidi questi pro….
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